#step 24 sintesi finale

Il nostro viaggio verso la conoscenza dell'infinito è partito con una prima indagine di natura linguistica: è sempre bene conoscere l'etimologia delle parole che ci stanno attorno. L'analisi terminologica ci ha condotto in prima istanza nel luogo ove per primo si osò teorizzare un concetto che il mondo antico cercava sempre di sviare, perché segno di imperfezione, ma che le parole del filosofo Anassimandro difendevano. Guardandoci attorno è stato, inoltre, possibile notare l'uso di questo termine con adattamento alle varie culture e, con molta sorpresa, abbiamo scoperto che la matrice linguistica, seppure nelle diverse varietà, resta sempre quella del non finito così come voluta dai greci e poi traslitterata dai romani, grazie alla quale prassi deriviamo anche l'uso del simbolo della lemniscata. Restando in questa definita epoca storica abbiamo potuto notare come anche i miti stessi, formulati dagli antichi per dare una spiegazione logica ad eventi fenomenologici dogmatici, forniscono uno strumento d'indagine molto utile al nostro caso. In effetti, parlare di figure mitologiche quali Ulisse o Prometeo e i relativi peccati di tracotanza ci hanno insegnato come bisogna imparare a conoscere sé stessi nel pieno imperativo del nosce te ipsum, sebbene il nostro animo abbia tendenza continuamente all'infinito, anelandolo: noi siamo infinito
Tutto concorre a descrivere la natura di un principio che di fatto è intangibile e, dunque, per riuscire a esprimere esplicativamente con una sintesi di natura figurativa cosa rappresenti l'infinito per me mi sono servito di una foto scattata da me stesso in luogo meraviglioso quale la Scala dei Turchi girgentina; in generale, nel corso dello svolgimento sono stati riscontrati numerosi luoghi che danno la sensazione di essere persi nell'immenso come: il deserto di sale o il colle dell'infinito. Restando in ambito figurativo la potenza espressiva dell'arte si spalanca di fronte ai nostri occhi, tanto nell'astrazione del Blu di cielo di Kandinskij quanto nel sublime della figurazione romantica del Viandante sul mare di nebbia di Friedrich. Dal canto suo anche il cinema, tramite una sequenza di immagini, possiede questa intensa carica espressiva che abbiamo visto palesare in La teoria del tutto, dove si riscontra la biografia di un uomo chiamato S. Hawking che non aveva alcun limite fisico o di ricerca. 
Oltre alle immagini, al fine di concorrere alla conoscenza dell'essenza dell'infinito, cosa potrebbe essere più espressivo delle parole formulate da grandi scrittori? Sia esse formulate in prosa, versi o sotto forma di aforismi. Parlando proprio di aforismi, si passa dalle congetture di A.Einstein sull'infinita stupidità umana allo stupore di Leopardi dinanzi all'infinita meraviglia delle stelle che ardono in cielo; quest'ultimo deve aprire una grande parentesi riflessiva, perché abbiamo ravvisato proprio nella figura leopardiana colui che può essere visto come protagonista dell'infinito sia per l'omonima poesia quanto per i suoi pensieri in prosa riportati nello Zibaldone. Continuando ad analizzare la letteratura narrativa, con A.Baricco e il suo monologo, ci siamo immersi nel piccolo mondo di un pianista sull'oceano che aveva paura dell'infinità di un mondo troppo grande e stra-denso di possibilità per lui.
Come abbiamo già visto, le figure di Anassimandro e Leopardi sono imprescindibili dal pensiero filosofico che da parte sua si avvale anche di molti altri esponenti, troviamo rispettivamente: Socrate e la descrizione dell'infinito per arrivare alla conoscenza del piacere nella filosofia classica, Giordano Bruno con la visione infinitiva dell'universo quanto in logica che in teologia in una visione medievale-moderna contemporanea insime a Shopenauer con la volontà dell'infinito e all'etica di Emmanuel Lévinas nella filosofia contemporanea. 
Con particolare riferimento alla grave situazione sanitaria d'attualità abbiamo potuto scernere l'utilità dell'uso di una mascherina infinita al fine di migliorare una situazione che ha gettato l'ispirazione concorrente alla nascita della nostra Serie Tv, la quale, seppure ambientata in un futuro molto lontano da un'utopia nella sua piena accezione positiva, getta le radici negli anni che stiamo vivendo proprio ora; sviluppandosi sua scia dell'allarme del Club di Roma ponente le basi ad un mondo che infinito non è, nella piena consapevolezza dei sui limiti. Analizzando, inoltre, la cronaca recente siamo rimasti a bocca aperta di fronte alla foto del buco nero che fornisce esperienza delle teorie relativisteche, riportata sui più grandi giornali come La Repubblica. 
Ci sentiamo molto piccoli se a confronto con l'infinito e, di fatti, su questo principio fanno leva proprio le più svariate tecniche di persuasione pubblicitaria al fine di riuscire a convincere potenziali acquirenti, ovviamente quando questo è possibile come nel caso dei giga infiniti che offre la Vodafone o la meraviglia della penna dal tratto infinito.
Questo penna è un capolavoro dell'ingegneria che non sempre, però, riesce a dare risultati positivi e lo abbiamo visto con i danni delle applicazioni e le corrispettive catastrofi come esplosioni di alcuni razzi, generate dalla non infinitezza della scienza dell'informazione. 

In generale, siamo riusciti a creare il nostro micro cosmos semantico fatto interamente da parole,termini e concetti che gravitano  tutti attorno ad un solo principio assoluto: l'infinito. Si rimanda alla mappa concettuale, nonché all'abbecedario
 
Fine...ah no, il nostro termine sotto indagine non può ammette in alcun modo una fine o, anche quando questa sembra stare per giungere ecco che celermente, prima che ne possiamo accorgere, questa diventa principio di un nuovo ciclo e così all'infinito; questo accade anche per la scala di Penrose, la quale natura illusoria viene meglio esplicata tramite una gif che fornisce proprio l'impressione della non fine.


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