#step16 il protagonista, se l'infinito avesse un volto senz'altro sarebbe il suo

A. Ferrazzi, Giacomo Leopardi, 1820circa, olio su tela

Eccolo qui, il cantor infiniti(cantore dell'infinito), uno dei più grandi poeti italiani. Spetta senza alcun dubbio a Giacomo Leopardi la posizione di rappresentatore dell'infinito; tutto questo, non tanto per la poesia che ne reca il titolo e il suo recente bicentenario, ma per l'omnia(intera)riflessione ch'egli ha portato avanti nel corso della propria intera vita.


Provate semplicemente a cercare infinito su Google e sarete subito catapultati in continuum di ricerche correlate che parlano solo e soltanto del nostro poeta. Dinanzi a questa tematica, pare che tutto venga ignorato, o comunque passi di secondo piano, e, se accade questo, un motivo dev'esserci. 
In generale, nella poesia stessa l'infinito è da considerarsi un hapax legomenon, ossia un termine di raro utilizzo. Nessuno sembra interessato a trattarne, ma guardando anche solo nello Zibaldone dei miei pensieri si trovano ben 184 risultati. 
Il giovane favoloso, sebbene rinomato per la propria erudizione (a soli 15 anni era già in possesso quasi di tutto il sapere dei suoi tempi), aveva dato molta importanza ad un termine che, invece, si riferisce più al lato sensoriale, vagheggiandone le tematiche dell'infinito. 
Rinomato per il pessimismo, i suoi sentimenti erano semplicemente specchio di una psyche fragile che soffre di più dinanzi tali astrazioni: l'animo del poeta

Commenti

Post più popolari