#step18 Schopenhauer e la Volontà dell'infinito

Filosofo contemporaneo, Arthur Schopenhauer è molto vicino alle tematiche del romanticismo, tanto da venire spesso comparato anche allo stesso Leopardi. 
Egli è il padre dell'irrazionalismo, visione secondo la quale l'uomo non è in grado di conoscere tutto perché il tutto è governato da un principio irrazionale; per sostenere le proprie asserzioni il filosofo si serve del pensiero di Kant e, in particolare, della differenza tra fenomeno e noumeno. Secondo Schopenhauer ciò che si mostra è pura illusione, mentre la realtà in sé non è a noi conoscibile in quanto espressione della Volontà, principio infinito di tutto il reale.
"Il mondo è soltanto una mia rappresentazione", un sogno, un qualcosa che ordina i sensi collocandoli nello spazio e nel tempo e li collega tra loro secondo il rapporto causale: qui si può notare la differenza tra finito e infinito. 
Dal canto suo, l'uomo ha una innata tendenza all'infinito che è la volontà di desiderare la vita, di voler gioire e godere; nel suo istinto di autoconservazione, questa può manifestarsi anche come forza oscura proprio perché l'uomo scopre di soffrire e provare dolore.
In generale, L’uomo scopre di avere sempre bisogno di qualcosa che non riesce a possedere: è desiderio, tensione continua ed incessante a conquistare ciò che non possiede. Però, il desio e di per sé infinito e quindi, cosa molto vicina al pensiero leopardiano, non può essere estinto, o, qualora lo fosse, avrà comunque una caduca estensione. Fare una salita, trovare un breve tratto di rettilineo per poi percorrerne una ancora più ripida e così...all'infinito. 

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