step#02 Come nasce il termine

Per conoscere la storia del termine infinito dobbiamo andare indietro nel tempo fino al 600-500 a. C. dove uno dei più grandi pensatori dell'antica Grecia ha osato teorizzare un concetto che spesso il mondo antico cercava di sviare, in quanto visto come simbolo dell'imperfezione, del non conoscibile. Stiamo parlando di: Anassimandro; filosofo naturalista e protoevoluzionista che grazie al coraggio di considerare l'àpeiron come archè che muove tutto il cosmo riuscì a teorizzare importanti considerazioni che poi saranno portate avanti addirittura anche dalla nostra odierna scienza (come la legge della conservazione di massa).

Anassimadro

 Un aneddoto racconta che Anassimandro, fondatore insieme a Talete della scuola di Mileto (Turchia), mentre cantava, sarebbe stato deriso da alcuni bambini; allora, egli esclamò ad alta voce: 
«Bisognerà cantare meglio, per via dei bambini»
Questo episodio palesa come sia necessario far ben comprendere anche agli ingenui le verità da lui conosciute. Fu proprio così che, il filosofo, mostrò al mondo intero come la natura di tutte le cose non fosse dipendente da un singolo elemento, ma l' archetipo onnicomprensivo sia da rintracciate in qualche modo in un principio che ne rappresenta l'unione, ovvero: l'apeiron, il senza limes (limite) .

Secondo questa visione, dunque, il cosmos  agli albori non era altro che una massa informe, una materia indeterminata che raccoglieva al proprio interno soltanto Kaos; poi, col passare del tempo si vennero a creare tutte le cose da noi conosciute e non, proprio per separazione degli opposti. Nacquero così, con la scissione della matrice originale, luce e tebre, notte e giorno, nonché la totalità dei possibili contrari; e allo stesso modo, secondo una visione ciclica, tutto può trasformarsi e ha successivamente una fine.  

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